Terapeuti | Terapeuti Campania | Sara Diamare

   Psicologa, psicoterapeuta.
   Iscrizione Ordine Psicologi Regione Campania nr. 343.

   Studio:
   Napoli, via Chiaia 100.
   Tel. 081 402152 – 347 3616214
   sara.diamare@gmail.com
   www.diamare.it

 

Dirigente psicologa, psicoterapeuta presso l’ASL Napoli 1 Centro U.O.C. Controllo Qualità Laurea in Psicologia con indirizzo applicativo Università degli Studi “La Sapienza”; Diploma post lauream “Psicoterapeuta ad orientamento carattero-analitico” (SIRTO); Master AuditorInterno S.G.Q., Auditor e Lead Auditor S.G.Q. Sanità (MHI),

Psicoterapeuta ad indirizzo psicosomatico (Istituto RIZA Psicosomatica); Master in Promozione della Salute (CSESi Università di Perugia); Qualifica “UNI EN ISO 9001: 2008: Modifiche ed Integrazioni”. Dance-Therapist iscritta all’Associazione Professionale Danzamovimentoterapeuti 40/2000, Membro del Consiglio Direttivo Nazionale e Supervisore APID; Docente e coordinatore, per la sede di Napoli, per la formazione in DMT del Centro Toscano di Arti Terapie; collabora con l’Università degli Studi Federico II e l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, il CSESi dell’Università degli Studi di Perugia, l’Istituto RIZA Psicosomatica e altri Enti ed Istituzioni dove insegna tecniche psico-corporee e di comunicazione non verbale.

Ha ideato il metodo “Esperienza Estetica Incarnata Creativa Consapevole” EEICC ® , con M. Montalto, (Ed. Riza Scienze Gennaio 2011) e le Schede di Lettura del corpo e del movimento DIA.DE ® , con Paola de Vera d’Aragona. Autrice di numerose pubblicazioni scientifiche sul miglioramento della qualità relazionale in promozione della salute, fra cui i “Salotti del Benessere” (2015)

Sempre più nel campo della Medicina Psicosomatica si guarda al processo di cura come ad un percorso che si snoda sostenuto da relazioni efficaci, nel più ampio rispetto della natura, contro il consumismo sfrenato, ed in armonia con i propri bioritmi.
Prendersi cura di sé, piuttosto che semplicemente “curarsi”, implica uno sforzo consapevole, una responsabilità ed una consapevolezza dei propri bisogni reali per rimanere in equilibrio e non ammalarsi, distinguendo la necessità ed il piacere, dalla spasmodica ricerca della soddisfazione di desideri illusori e contraddittori, purtroppo, spesso, veicolati dai mass media. Sviluppare empowerment in un’ottica psicosomatica è esplorare anche i vissuti del proprio corpo.

Dallo studio e dalle ricerche più attuali nel campo della psicosomatica del dolore, Karen Berkley, la neurofisiologa statunitense che ha avuto il merito di stimolare l’inizio del dibattito su “Sex, Gender and Pain”, scrive: “il dolore ci avvisa di un pericolo, ci dice di stare attenti e di fare qualcosa a riguardo” e la maggiore sensibilità al dolore presente nelle donne potrebbe essere intesa come un meccanismo protettivo per la salvaguardia della specie. In effetti, il primo approccio verso la soluzione di un problema è quello di riconoscerlo. Esprimere e rispondere al dolore ed alla sofferenza prendendosi cura degli altri, di sé stessi e del proprio ambiente non è una debolezza, ma una forza adattativa al “femminile” di cui la terra intera ormai ha bisogno urgente.

Nei vari seminari e corsi sul benessere e sulla comunicazione non verbale che noi, della sezione SIMP di Napoli, abbiamo proposto a favore del “femminile”, l’obiettivo più profondo è stato sviluppare un reale potere della conoscenza, quello cioè che nasce dalla consapevolezza di essere protagonisti attivi della nostra vita.  La riappropriazione percettiva corporea ne è la base, lo sviluppo della creatività è il mezzo.

Note personali
Se lasciamo sgorgare le nostre armonie nel rapporto con l’ambiente esterno possiamo rispecchiarci nell’azione motoria con gli altri. Sono proprio quei piccoli o più espressivi movimenti e gestualità emergenti in una relazione terapeutica che portano insieme il fardello di complesse soluzioni di vita, ma anche l’esplorazione di nuove modalità di relazione. Per costruire “al femminile” nuove possibilità di stare insieme al di là della differenza di genere, di categorie e di ruoli è necessario esprimere quell’energia che nelle “diversità” si riconosce ed amplia i confini. Un femminile che contiene, che raccoglie i semi del vissuto, dell’esperienza, della storia di ciascuno di noi. Un femminile che vuole arditamente germogliare pur attraversando le difficoltà per coglierne le opportunità di crescita. Un femminile che può sostenere e curare le ferite di mancanze esplicite o nascoste … perché colmare i vuoti lasciati dalla velocità con la quale consumiamo i nostri spazi e la nostra vita, possa essere la nostra danza al plurale in un mondo tutto da vivere nel rispetto, nel confronto e nello scambio culturale a favore di una effettiva crescita della consapevolezza.

“E la ragione è appunto questa, che il dio mi costringe a fare da ostetrico, ma mi vietò di generare. Io sono dunque, in me, tutt’altro che sapiente, né da me è venuta fuori alcuna sapiente scoperta che sia generazione del mio animo; quelli invece che amano stare con me, se pur da principio appariscano, alcuni di loro, del tutto ignoranti, tutti quanti poi, seguitando a frequentare la mia compagnia, ne ricavano, purché il dio glielo permetta, straordinario profitto: come veggono essi medesimi e gli altri. Ed è chiaro che da me non hanno imparato nulla, bensí proprio e solo da se stessi molte cose e belle hanno trovato e generato; ma d’averli aiutati a generare, questo sí, il merito spetta al dio e a me”. (Platone, Opere, vol. I, Laterza, Bari, 1967, pagg. 276-279).