Il metodo Simonton

 

Tutti noi partecipiamo alla nostra salute, non solo in modo diretto, tramite le scelte alimentari o il fatto che manteniamo efficace il nostro corpo con l’esercizio fisico, ma anche in modo indiretto “attraverso le nostre convinzioni, i nostri sentimenti e i nostri atteggiamenti verso la vita”. Su questa intuizione Carl Simonton – medico oncologo radioterapista – fonda il suo metodo per cui ognuno è compartecipe del proprio stato di salute o malattia, in ogni momento.

Il metodo Simonton ha avuto origine negli negli anni Settanta, quando il dottor Carl Simonton ebbe modo di osservare come i pazienti che usufruivano di una forma di supporto psicologico presentassero tendenzialmente una prognosi migliore. Simonton avviò, insieme al suo team del centro di ricerche sul cancro di Fortworth, una ricerca durata sette anni, focalizzata sul tempo di sopravvivenza di persone colpite da cancro ai polmoni, all’intestino e al seno, in forme avanzate, che avevano usufruito di un accompagnamento psicologico.

I risultati furono sorprendenti: i pazienti presi in esame erano sopravvissuti mediamente il doppio del tempo rispetto a quelli curati nei più noti centri oncologici, ma non sottoposti a sostegno psicologico.

Questi dati furono confermati da un successivo, scientificamente più rigoroso, studio effettuato sotto la supervisione del dottor David Spiegel, presso le università di Stanford e Berkeley.

Fondamentalmente il metodo Simonton si pone come obiettivo il potenziamento di quelle che potremmo definire le naturali forze di autoguarigione, al fine di migliorare la qualità di vita dei malati e, indirettamente, dei loro famigliari.

Si tratta di fornire un supporto integrativo alle cure mediche, destinato a sostenere e a rinforzare le terapie e ad aiutare il paziente a individuare il proprio cammino di guarigione. Uno dei capisaldi su cui si basa il metodo Simonton è che il corpo è sano per natura e possiede in sé e fuori di sé forze per conservare o mantenere la salute.

Occorre perciò, innanzitutto, focalizzarsi su quello che funziona, che fa stare bene una persona, partendo dall’individuazione di aspetti e situazioni che portano benessere e gratificazione.

L’altro caposaldo risiede nella cosiddetta terapia della gioia attraverso cui ci si libera dallo stress. Lo stress, sia chiaro, non è di per sé un fattore negativo, ma una risposta fisiologica legata allo sforzo che l’organismo compie per mantenere il proprio equilibrio interno e comportamentale, la cosiddetta omeostasi, di fronte a stimoli chiamati stressor. Entro certi limiti, e in determinate condizioni, lo stress riveste quindi una funzione positiva. Una situazione di stress prolungato, però, che supera le capacità di adattamento dell’individuo, può comportare pesanti ripercussioni sulla salute. Si generano, infatti, una serie di processi fisiologici che incidono pesantemente sulla funzionalità del sistema immunitario. Viene drasticamente inibita l’azione dei linfociti natural killer deputati a individuare e distruggere le cellule tumorali e infette da virus. Da qui la necessità di imparare a gestire lo stress.

Esistono anche altri fattori che possono influire negativamente sullo stato di salute, fra i quali possiamo annoverare sicuramente la predisposizione a trattenere le proprie emozioni o, comunque, l’incapacità di esprimerle, in particolar modo la rabbia.

Simonton incentrò il proprio metodo sulle attività che danno piacere e portano a una vita soddisfacente, ipotizzando l’uso di una vera e propria terapia della gioia, volta a stimolare situazioni che favoriscono la funzionalità del sistema immunitario.

D’altra parte, una volta identificate le cause originarie del proprio stress, non è detto che sia facile intervenire per apportare un cambiamento perché molte volte ci si rinchiude in una nicchia, in una zona di confort da cui può risultare difficile uscire. Il cambiamento può far paura. Ecco quindi che una gestione non appropriata delle emozioni può contribuire a far ammalare un corpo sano.

Già da diversi anni la ricerca in campo medico ha dato conferma della stretta connessione esistente tra corpo e mente, e il ruolo svolto in questa relazione dalle emozioni.

Un aspetto cui il metodo Simonton attribuisce grande importanza risulta essere, specie nei malati oncologici, la mancanza di speranza. Una condizione che, esprimendosi in aspettative negative, influisce sui risultati delle terapie e sulla prognosi. Del resto la reazione al trattamento clinico è influenzata proprio dalle convinzioni che abbiamo riguardo all’efficacia della cura e dalla fiducia che nutriamo nel personale medico.

Il metodo Simonton ha come fine la realizzazione di una auto-coscienza, al fine di ottenere la consapevolezza che la mente possa modificare le situazioni di stress e paura. E quindi di arrivare alla consapevolezza che esista un sistema mente-corpo che agisce tramite quelle che Candace Pert chiama “molecole di emozioni”. La Pert, neuroscienziata statunitense, aveva evidenziato come non sia più possibile attribuire alle emozioni e agli atteggiamenti mentali minore validità rispetto alla sostanza fisica. Anzi, devono essere considerati come segnali cellulari che traducono le informazioni in realtà fisica, che trasformano la mente in materia.

Volendo, è possibile influenzare il decorso della malattia. E contribuire al successo del percorso terapeutico fino a riconquistare la salute.

Recenti studi nel campo della neurobiologia e della psico-neuro-endocrino-immunologia (PNEI), con particolare riferimento a quelli su placebo e nocebo, forniscono un valido sostegno agli studi del dottor Simonton. Ma non solo. Esiste anche un’ampia casistica di supporto. Sono ormai centinaia di migliaia i pazienti che, in oltre quarant’anni, hanno usufruito positivamente del metodo Simonton.

 

a cura di Federica Bergamaschi e Elena Canavese

 

 

Bibliografia
– KASPAR Cornelia, Il metodo Simonton anticancro, Edizioni Feltrinelli
– SIMONTON Carl, MATTHEWS-SIMONTON Stephanie, CREIGHTON James, Ritorno alla salute, Edizioni Amrita
– SIMONTON Carl, HENSON Reid, L’avventura della guarigione, Edizioni Amrita

 

Sito
www.simonton.eu

 

Contatti
elena.canavese1975@gmail.com
dott.bergamaschifederica@gmail.com

Seconda parte

 

Fin dalle prime osservazioni svolte dal dottor Simonton e dal suo team si evidenziò che l’atteggiamento dei pazienti verso la malattia è fondamentale; infatti continuano ad avere un andamento migliore o in altri casi a star bene, per un motivo o per l’altro, quei pazienti che sono contraddistinti da una più forte “volontà di vivere”.

“La nostra premessa centrale – afferma Carl Simonton nel suo libro Ritorno alla salute – è che la malattia non è puramente un disturbo fisico ma piuttosto un disturbo dell’intera persona, la quale include non soltanto il corpo ma anche la mente e le emozioni. Noi riteniamo che gli stati emotivi e mentali svolgano un ruolo significativo sia nella predisposizione alla malattia, compreso il cancro, sia nel ristabilimento da ogni malattia. Crediamo che il cancro indichi spesso l’esistenza di altri problemi nella vita di un individuo, problemi aggravati o accresciuti da una serie di eventi stressanti verificatisi da sei a diciotto mesi prima dell’insorgere della malattia. Il malato oncologico normalmente ha reagito a questi problemi ed eventi stressanti con un profondo senso di disperazione o di “resa”. Questa reazione emotiva, secondo noi, innesca a sua volta una serie di reazioni fisiologiche che deprimono le difese naturali dell’organismo e lo predispongono alla produzione di cellule anomale. […] Allora diventa necessario che paziente e medico, nell’operare verso il ristabilimento, considerino non soltanto ciò che avviene a livello fisico ma, cosa altrettanto importante, ciò che accade nel resto della vita del paziente. Se l’intero sistema integrato di mente, corpo ed emozioni, che costituisce l’intera persona, non converge in direzione della salute, allora gli interventi puramente fisici possono non avere successo. Un programma di cura efficace, allora, si occuperà dell’intero essere umano e non si concentrerà sulla sola malattia…”.

Essenzialmente esistono tre elementi fondamentali intorno ai quali si sviluppa la reazione con il paziente. In primo luogo, la meditazione, poi la trasformazione delle credenze malsane in convinzioni sane; infine, la visualizzazione di immagini positive sulla malattia, la terapia e le proprie risorse di autoguarigione.

Ciascuno di noi, nel tempo, si forma delle convinzioni che compongono il sistema di valori che guida la nostra esistenza e quindi determina il nostro destino. Queste credenze riguardano il significato e il senso della vita, la malattia, il ritorno alla salute, la morte.

Le credenze malsane, a lungo termine, in una situazione di stress prolungato, contribuiscono a provocare una défaillance del sistema immunitario e favoriscono quindi l’insorgere di uno stato di malattia.

Con il metodo Simonton si cerca di modificare le credenze malsane attraverso un lavoro empatico con il paziente. Una volta che il paziente acquisisce un nuovo sistema di credenze, lo introietta, lo interiorizza, induce la formazione di nuove connessioni neuronali che innescano un cambiamento profondo.

Il metodo Simonton non lavora sulle credenze attivando semplicemente l’insorgere di pensieri positivi. Non cerca affermazioni assolute come, ad esempio: “Sono malato ma sicuramente guarirò”.

Quella che propone il metodo Simonton è piuttosto la presa di coscienza da parte della persona della situazione che sta attualmente vivendo; situazione nei confronti della quale si interviene con spirito risolutivo. Quindi, nell’ambito del metodo Simonton, la frase precedente potrebbe essere riformulata in questo modo: “Sono malato e indipendentemente da quanto sono malato posso guarire. Se le cose dovessero andare diversamente ho fiducia di trovare il modo per affrontarle. Desidero guarire e sono pronto a morire, anche ora”.

Nel percorso di ristabilimento, occorre ridurre gli elementi di tensione e ansia associati, anche, alla paura generata dalla malattia stessa. In un momento particolarmente difficile, quando il futuro appare terrificante e il passato troppo doloroso da ricordare aiutiamo il paziente a concentrarsi sul presente, sentito come luogo sicuro. Ciascun momento preso da solo è sempre sopportabile.

La meditazione e il respiro consapevole servono a mantenere l’attenzione sul presente e allontanare il rimuginio sul passato e l’ansia per il futuro. Per concentrarsi sulle cose che danno gioia, qui e ora. Questo obiettivo viene raggiunto anche grazie alla tecnica di visualizzazione. Nel metodo Simonton il procedimento delle immagini mentali comporta un periodo di rilassamento, durante il quale il paziente individua un obiettivo e si raffigura il risultato desiderato. Per il malato oncologico questo significa cercare di visualizzare il cancro, la cura e i trattamenti che la persona segue, ed, e ,come elemento prezioso, le forze naturali di autoguarigione del suo organismo che lo aiutano a ristabilirsi.

La malattia viene rappresentata con immagini che la rendono debole e confusa. Per esempio, l’immagine associata alla malattia può quindi essere trasformata da un belva aggressiva in una bestiolina goffa, che può essere facilmente sopraffatta. Mentre il sistema immunitario viene visualizzato come un’energia potente ed efficace che vince la malattia. Le forze di guarigione possono, ad esempio, essere viste come una luce che si diffonde nel corpo.

È fondamentale che il paziente ponga al termine della visualizzazione il risultato desiderato. Per questo motivo le visualizzazioni non devono mai essere imposte al paziente. Ciascuno elabora le proprie visioni nel modo che sente più opportuno. Il terapeuta può aiutare il paziente a comprendere il messaggio della malattia.

Ad esempio, concetti chiave da trasmettere possono essere: onora e apprezza te stesso e rivolgi la tua attenzione verso le cose che ti portano gioia e soddisfazione. Frequenta di più le persone che ti danno serenità ed evita il più possibile le persone che ti stressano. E pensa che puoi ottenere attenzione e amore con e senza malattia.

Il processo coinvolge sia il paziente che il terapeuta. Nel risultato che si vuole raggiungere riveste quindi un ruolo fondamentale la relazione con il paziente. È necessario che questi condivida le finalità della trasformazione.

Pertanto, sia il paziente che il terapeuta, è prezioso facciano propri il motto di Carl Simonton: “Sii pronto a morire anche oggi e fai progetti come se dovessi vivere per sempre”.

a cura di Federica Bergamaschi e Elena Canavese

 

 

Bibliografia
– KASPAR Cornelia, Il metodo Simonton anticancro, Edizioni Feltrinelli
– SIMONTON Carl, MATTHEWS-SIMONTON Stephanie, CREIGHTON James, Ritorno alla salute, Edizioni Amrita
– SIMONTON Carl, HENSON Reid, L’avventura della guarigione, Edizioni Amrita

 

Sito
www.simonton.eu

 

Contatti
elena.canavese1975@gmail.com
dott.bergamaschifederica@gmail.com