Ospedale diffuso

 

Autori:

F. Giannetti, D.Borella, R.Canino, A.Minervino, G. Bonetti

Ente:

Dipartimento di salute mentale, Azienda Ospedaliera di Cremona
Direzione sanitaria, POOP, Azienda Ospedaliera di Cremona

Di solito per ospedale diffuso si intende un ospedale che ha organizzato una parte delle prestazioni che eroga in modo da poter essere portate nel territorio secondo vari modelli di integrazione fra ospedale e territorio.
Nel modello che viene proposto in questo intervento si intende come “Ospedale diffuso” un ospedale che “supera se stesso”. Un modello che va oltre la possibilità di un ospedale organizzato in quanto tale e che eroga fuori dalle proprie mura le proprie prestazioni o di un ospedale che organizzato come tale si apre all’ingresso di prestazioni che provengono dal territorio.
L’Ospedale diffuso nel modello che proponiamo è un ospedale che supera i limiti di una divisione concettuale e operativa per avviarsi ad una concezione e a pratiche basate su una unità inscindibile della persona, tanto della persona che viene presa in cura quanto della persona e delle persone che danno vita ai percorsi di cura.

Il Presidio Ospedaliero “Oglio Po”, uno dei due presidi Ospedalieri nell’Azienda “Istituti Ospitalieri di Cremona”, ha attraversato negli ultimi anni una serie di cambiamenti di particolare importanza.
Pur trattandosi di un presidio ospedaliero di piccole dimensioni, o forse proprio per questo, è riuscito ad ottenere prima l’accreditamento all’eccellenza di Joint Commission International, poi ha progettato e realizzato la trasformazione di una parte del dei propri reparti in ospedale per intensità di cura, infine ha in corso una ulteriore evoluzione del modello di assistenza introducendo quello del Primary Nursing.
Mentre l’ospedale cambia al proprio interno i percorsi di cura, i modelli di riferimento, i modelli di assistenza, superando quelli tradizionali e tenendo in grande attenzione le risorse umane protagoniste di tali cambiamenti,
cresce la consapevolezza che per quanto questi cambiamenti siano evoluti incontreranno prima o poi il limite della rigida strutturazione dell’ospedale come luogo che ha netti confini con il territorio che lo ospita.
L’ospedale è fatto di risorse e genera risorse così come il territorio è fatto di risorse e genera risorse. Nella esperienza attuale, anche quando si incontrano ospedali con modelli di organizzazione avanzati, la separazione tra ospedale e territorio comporta necessariamente una enorme dispersione di opportunità e di risorse. È possibile, a nostro giudizio, un modello
operativo che superi quello attuale è che veda una abolizione assoluta dei confini. Non è certo ai confini fisici materiali e murari che guardiamo quando indichiamo questo modello. Pensiamo piuttosto ad un modello evoluto che prevede un intervento radicale nei modelli di organizzazione laddove l’organizzazione è intesa come organismo vivente e quindi modificabile e soggetta a fasi evolutive anche di grande respiro.

Bibliografia
1. Perini M., L’organizzazione nascosta, F. Angeli ed, Milano 2007