Psicosomatica

A cura del prof. Giuliano Turrini e di Antonino Minervino.

Il Prof. Maggini pone, come punto di riferimento dell’agire, la Conoscenza. Ciò che è noto, conosciuto, acquisito dalle scienze in un determinato momento storico, costituisce un punto di riferimento “non pregiudiziale” col quale il pregiudizio non ha nulla a che fare. Infatti, la Conoscenza è la somma di informazioni consolidate, condivise, acquisite con quegli strumenti che la scienza reputa come strumenti validi.
Proprio perché la Scienza pone come riferimento, come dato iniziale, la conoscenza aquisita ed essendo essa la somma delle conoscenze scientifiche, in questo processo conoscitivo non è possibile pensare che si eserciti il pregiudizio. In esso non è insita alcuna forma di pregiudizio.
Maggini ha poi analizzato la connotazione negativa che di solito accompagna l’uso della parola “Pregiudizio”. Su questo punto la discussione ha chiarito che, benché nell’uso comune la parola “pregiudizio” trascini con sé esclusivamente la connotazione negativa, nell’ambito in cui viene proposta, cioè nel Razionale del Congresso, la parola “pregiudizio” viene svincolata da questa stretta connotazione ed è  proposta nella sua accezione più ampia, che ne comprende la possibile connotazione anche in senso positivo.

L’altro passaggio sul quale il Prof. Maggini ha posto attenzione è che, stabilito come punto di partenza dell’agire nell’ambito terapeutico il riferimento della Conoscenza, lo stesso agire terapeutico non può prescindere dalla relazione con chi tale atto terapeutico riceve, cioè dalla relazione fra il portatore della scienza, il suo trasduttore in atti, e chi tutto ciò riceve: il paziente.
Ebbene, stabilito il campo relazionale come scenario irrinunciabile all’agire terapeutico, in qualunque ambito questo si declini, il prof. Maggini ha posto in evidenza la presenza ineludibile del pregiudizio nella relazione con paziente. Quindi, se nella Conoscenza in sé,  presa cioè come riferimento iniziale, il pregiudizio non può abitare, nel suo agire, invece, il pregiudizio diventa un dato ineludibile, indissolubilmente legato agli uomini che agiscono la terapia. Tutto ciò, quindi, definisce due punti estremi di riferimento: uno, dove il pregiudizio non abita e l’altro dove esso diventa elemento costitutivo.

Il prof. Maggini, ponendo l’accento sulla relazione fra terapeuta e paziente, sottolinea come è proprio nell’esperienza della relazione che il pregiudizio fa sentire la sua presenza, tanto in termini positivi che negativi, come elemento che connota questa relazione.
Alla luce di ciò, quindi, il Prof. Maggini si pone come un autore che sottolinea una delle posizioni fondanti la Psicosomatica secondo la Società Italiana di Medicina Psicosomatica. Il punto di vista, cioè, che pone la relazione, la competenza relazionale, come l’acquisizione di un fare, di un agire sia in termini diagnostici o terapeutici, all’interno del quale, grazie alla consapevolezza dell’ineludibilità del pregiudizio, ne dovrebbe derivare un addestramento alla relazione tale da far sì che questa connotazione della relazione (la presenza del pregiudizio) non agisca e non incida se non per quella parte che non si può comunque mai eliminare.
Il Prof. Turrini si è inserito nella discussione sottolineando la presenza di elementi pregiudiziali non solo nella relazione, ma anche nell’atto diagnostico. Anch’egli ha sottolineato, tuttavia, la centralità della relazione come declinazione di una psicosomatica che di per sé (come già evidenziato dal Prof. Maggini) è la prima portatrice di pregiudizio. Nel senso che  il “sapere psicosomatico” è in se stesso figlio del pregiudizio.