Demetra e Persefone: il doppio legame madre figlia in psicoterapia.
Il caso di Giulia

 

Autori:

A. Nervetti

Ente:

Istituto Riza di medicina psicosomatica

L’esperienza psicoterapeutica insegna che nessuna guarigione, nessuna “rinascita” è possibile senza che prima si eclissi il modo di essere nel mondo che è caratteristico della persona sofferente nel momento della crisi e della conseguente richiesta d’aiuto.

Nel caso qui presentato, il modo di essere del paziente è ben rappresentato da un rapporto di tipo simbiotico con la figura materna, relazione che ricorda, per analogia funzionale, quello fra l’antica dea greca Demetra, archetipo del femminile materno nell’accezione junghiana, e sua figlia Persefone.

Come nell’antico mito, “l’irrompere” del Dio Ade sul palcoscenico della vita di Giulia (incarnato dalla figura di un ragazzo col quale lei instaura una relazione tormentata, ostacolata dalla madre) segna una rottura nel rapporto madre-figlia e
l’inizio di una crisi esistenziale che, per il tramite della psicoterapia, avrà come epilogo il superamento della simbiosi con la madre e quindi del doppio legame instauratori con lei.
Il percorso psicoterapico è stato condotto avendo come guida il modello terapeutico della scuola di Psicoterapia ad indirizzo psicosomatico dell’Istituto Riza e soprattutto il simbolismo di scuola junghiana per il quale gli antichi dei greci possono essere interpretati e quindi utilizzati nel setting terapeutico come simboli che incarnano funzioni interiori, proiettate dagli uomini
sul Pantheon stesso (l’Olimpo) per dare un senso a moti interiori, sofferenze, desideri e quindi comportamenti, sentimenti e azioni altrimenti poco spiegabili e privi di “senso”.
Nel corso della comunicazione scientifica l’autore schematizzerà il caso clinico, presentandolo come un “percorso a tappe” verso una nuova consapevolezza di sé e verso l’acquisizione di quell’armonia interiore che è caratteristica di ogni autentica guarigione.