5. Patogenesi

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5.1 La chiave di volta di ogni processo psicosomatico è quello che Freud definì il salto dallo psichico al somatico ma non lo spiegò. Né, dopo di lui, è stato mai possibile, finora, fornire una spiegazione univoca e convincente.
Esempio tipico è il pianto. Un triste evento, esterno all’Io, colpisce emotivamente l’individuo abbassandone il tono dell’umore (depressione, dolore morale) e alterandone il comportamento (rallentamento ideomotorio), ma coinvolge determinate strutture (ghiandole lacrimogene) somatizzandosi in lacrime.
La spiegazione del fenomeno è tuttora così complessa da aver dato vita ad una nuova branca della scienza medica definita psico-neuro-endocrino-immunologia (PNEI). Ecco, sintetizzate, le teorie in proposito.

5.2 Lo studio della mediazione tra cervello, vita emozionale e modificazioni dei principali sistemi biologici dell’organismo (24) è andato sviluppandosi sempre più a partire dagli anni ’30 ad oggi, fino ad arrivare ad una vera e propria fondazione delle basi scientifiche della psicosomatica attraverso l’identificazione di precisi canali del rapporto mente-corpo.
Forte delle concezioni dell’anatomopatologia e della istopatologia, delle vittorie assicurate con la microbiologia e l’igiene, la medicina all’inizio di questo secolo proseguiva in una visione del corpo quasi esclusivamente orientata in senso somatico, con il corpo concepito come complesso meccanico, da studiare e riparare come un motore. La vita psichica apparteneva ad altri ambiti, e la psicologia era ancora, per i più, un campo astratto e poco distinto rispetto alla filosofia.
Alcuni primi studi negli anni ’30 dimostrarono in modo convincente che il corpo, durante gli stati emozionali, mostra consistenti modificazioni a carico di visceri e vasi, e di varie sostanze. Nonostante secoli di cultura medica associassero senza difficoltà fattori affettivi e modificazioni somatiche, solo allora cominciava praticamente, per la medicina psicosomatica, un lungo e suggestivo cammino per dimostrare che gli stati emozionali hanno correlati continui, intensi e talora imponenti, nella fisiologia dell’organismo, seguendo una lunga catena di eventi a partire da alcune aree corticali, dal cervello limbico (definito negli anni ’40 come cervello viscerale o emozionale), al complesso ipotalamo-ipofisario, fino ai sistemi neurovegetativo, neuroendocrino e immunitario.
Gli anni dal ’40 al ’60 sono stati quelli di studio del sistema neurovegetativo. Franz Alexander propose che stati emozionali conflittuali fossero implicati nell’etiopatogenesi di varie malattie psicosomatiche attraverso la mediazione del sistema neurovegetativo (SNV).
Propose anche che i due diversi compartimenti del SNV, l’ortosimpatico e il parasimpatico, fossero implicati in malattie diverse, ad esempio il parasimpatico nell’ulcera peptica e l’ortosimpatico nell’ipertensione essenziale. Tuttora molte delle sue intuizioni restano valide, anche se necessariamente rivedute e aggiornate. Attualmente, il fatto che stimoli emozionali possano produrre modificazioni della frequenza o dell’attività cardiaca, della pressione arteriosa o della vasomotilità, dell’attività elettrodermica, della pupilla o della secrezione e motilità gastrointestinale e di organi sessuali è chiaramente riconosciuto e accettato.
Vent’anni di studi, tra il 1970 e il 1990, hanno chiarito che sensibile alle reazioni emozionali non è solo il sistema nervoso vegetativo ma anche, e notevolmente, il sistema endocrino: praticamente tutti gli ormoni (ACTH, cortisolo, GH, prolattina, LH, testosterone e altri ormoni sessuali) rispondono a sollecitazioni emozionali, mentre i neuropeptidi appaiono sempre più come il punto di contatto tra cervello e organismo, tra mente e corpo.
La psiconeuroendrocrinologia ha ampliato le conoscenze sviluppate da Selye negli anni ’40 con gli studi sullo stress29.
L’asse ipotalamo-ipofisi-corticosurrene, attraverso il CRF (Fattore per il Rilascio della Corticotropina (CorticoTropin Releasing Factor, CRF), l’ormone adrenocorticotropo (ACTH) e il cortisolo, resta sempre il più importante nella risposta dell’individuo ad agenti stressanti sia fisici che psicologici. CRF ed ACTH possiedono inoltre importanti azioni a livello centrale. Il CRF ha numerose azioni comportamentali, come l’ACTH. Cortisolo ed ACTH si elevano nello stress ma si riducono nel corso di un trattamento di rilassamento con biofeedback.
Il sistema ipotalamo-midollosurrenale è il secondo sistema per importanza. Agisce molto prontamente: nell’arco di uno-due minuti dopo uno stimolo emozionale sono rilevabili nel sangue elevazioni consistenti di catecolamine. Di recente si è scoperto che la ghiandola midollare surrenale è una importante fonte anche di peptidi oppioidi, le met-enkefaline.
L’asse ipotalamo-ipofisi-GH è altrettanto importante: fondamentale effetto psicosomatico è il cosiddetto nanismo iposomatotropico reversibile, in bambini istituzionalizzati, dove il ritardo della crescita staturale è secondario alla mancanza di GH: il GH viene nuovamente secreto in seguito a contatto affettivo.
L’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi è molto sensibile a stimoli dell’area sessuale: LH e testosterone nell’uomo aumentano in seguito a stimoli visivi di natura sessuale (a volte anche un colloquio), mentre si riducono in seguito a situazioni di stress dove il soggetto percepisce una minaccia a sé.
L’asse ipotalamo-ipofisi-prolattina non è implicato come si credeva un tempo solo nell’allattamento, ma è attivato nelle condizioni di stress sia nell’uomo che nella donna. Molti disturbi (amenorree, dismenorree) su base psicogena sono probabilmente mediate da anomale elevazioni della prolattina stress-indotte.
Un’altra area in attivo sviluppo e che completa il quadro delle connessioni tra vita psichica e somatica sono i neuropeptidi.
Ne sono stati riconosciuti oltre 40. Presenti nel cervello e in vari distretti ed organi periferici, molti di essi (ad esempio il CRF, i peptidi oppioidi endogeni come le endorfine e le enkefaline, l’LH-RH, il TRH, i peptidi gastrointestinali, il neuropeptide Y, fino ai peptidi immunomodulanti), hanno importanti azioni di modulazione delle funzioni nervose e metaboliche. Pressoché tutti estremamente sensibili a stimoli e situazioni di stress emozionale, rappresentano un ulteriore importante strumento per comprendere le interazioni mente-corpo sia nell’ammalare che nel guarire psicosomatico.
Negli anni ’80, poi, le scoperte sono proseguite: anche il sistema apparentemente più lontano, il sistema immunitario, risulta con strette, molto strette, connessioni con il sistema nervoso e molto sensibile allo stress.
Com’è noto, animali stressati (ad esempio ripetutamente spaventati) producono meno anticorpi e spesso si ammalano con più facilità rispetto ad animali di controllo non stressati. Lo stress può indurre aumentata mortalità in seguito all’esposizione ad agenti infettivi. La NASA ha studiato le modificazioni del sistema immunitario negli astronauti sottoposti al forte stress psicofisico del lancio e del rientro. Persone in lutto per la morte di un proprio caro risultano immunodepresse.
La connessione tra cervello e sistema immunitario è assicurata da molte vie. I linfociti hanno recettori per la maggior parte dei neuropeptidi ed ormoni dello stress, anzi essi stessi producono ACTH ed endorfine. Vengono così gettate le basi della neuroimmunomodulazione ed è nata la psiconeuroimmunologia (26).