XXV Congresso

Dalla psicoanalisi alle neuroscienze

In particolare nell’attuale momento, il mondo della psicoterapia pare vivere l’emergere sempre maggiore di confronto, contrapposizione, contrasto, intransigenza, flessibilità, tra concezioni- ipotesi- teorie sul proprio ruolo- funzione- influenza a livello comprensivo e curativo di molte forme di disagio- sofferenza- dolore a livello somatico e mentale.

In questo relativo subbuglio, in questa sconcertante incertezza, un ruolo importante lo ha svolto e lo svolge, lo sviluppo delle conoscenze in ambito biologico, con particolare riferimento alle così dette “neuroscienze.
Con ciò, anche riattivando antichi e non del tutto sopiti contrasti, a livello teorico e clinico, tra registri ispirativi operativi di orientamento biologico simbolico.
Indubbiamente, al di la delle singole opinioni ed impostazioni di scuola, si tratta di problematiche che coinvolgono certamente il mondo della psicosomatica, da sempre impegnata nei tentativi, non sempre riusciti, di districarsi in queste problematiche.
Vi sono infatti autori che, da tempo si sono impegnati in questa ricerca.

Mauro Mancia nella presentazione al testo da lui curato  “Psicoanalisi e  neuroscienze”  ed Springer 2006 scriveva di  ritenere che avesse iniziato a strutturarsi “… un pensiero condiviso teso non tanto a dimostrare che Freud aveva ragione o torto o che le teorie psicoanalitiche sono o meno compatibili con la definizione di scienza, quanto a portare dati sperimentali capaci di ampliare concetti psicoanalitici di base e dare loro una consistenza anatomo-funzionale nel tentativo, già presente nel pensiero di Freud, di poter un giorno spiegare la mente con le sue emozioni, affetti, passioni e pensieri in termini scientifici il più possibile vicini a quelli usati dalla chimica, fisica e biologia.

Nel presupposto che la mente non può essere spiegata a prescindere da un monismo ontologico anche se le modalità del suo studio sono diverse sul piano epistemologico e del metodo.

Consapevoli che la psicoanalisi è tutta fondata sulla intersoggettività mentre le neuroscienze si basano su un rapporto del soggetto con l’oggetto del suo interesse.

E consapevoli anche che diverse sono le logiche che sottendono queste ricerche, una logica della spiegazione è alla base delle neuroscienze mentre una logica della comprensione caratterizza la pratica della psicoanalisi.

I campi di un possibile interesse e integrazione tra le diverse discipline neuroscientifiche e la psicoanalisi sono molti e ogni area di ricerca ha permesso un significativo arricchimento reciproco:

– lo studio delle emozioni e del loro ruolo nello sviluppo della mente infantile, nell’ organizzazione delle diverse forme di memoria e nel comportamento umano;

– le ricerche sui diversi sistemi della memoria, sui suoi correlati neuroscientifici e sul loro rapporto con le caratteristiche e le funzioni dell’inconscio;

– le scoperte relative al sonno (REM e non-REM) e ai suoi rapporti con il sogno;

– lo studio del feto con ecografie ad alto potere risolutivo, relativo al suo comportamento e allo sviluppo del sistema nervoso centrale;

–  le osservazioni sulle prime comunicazioni del neonato con la madre e l’ambiente in cui cresce come possono essere dedotti dall’infant observation;

– le ricerche sullo sviluppo del linguaggio a partire dalla ricezione della voce materna in epoca prenatale, fino alla organizzazione neurologica precoce dei centri sensoriali, motori, grammaticali e semantici del linguaggio;

–  la maturazione neurobiologica e lo sviluppo mentale in relazione alle funzioni della coscienza e dell’inconscio;

–  lo studio dell’empatia e della condivisione di stati emozionali e affettivi, in rapporto alle esperienze di dolore fisico;

–  l’analisi della complessa questione dei neuroni-specchio che aprono prospettive importanti ed estremamente affascinanti su come il cervello è in grado di produrre “engrammi” o “configurazioni” neuronali in risposta al proprio movimento o alla osservazione di soggetti che compiono gli stessi movimenti e in rapporto alla intenzionalità, imitazione, simulazione incorporata e condivisione di stati affettivi e relazionali normali e patologici ….”

Le  osservazioni  del prof Mancia eminente neurofisiologo e psicoanalista  che ha portato interessanti contributi anche a Congressi della SIMP potranno trovare spunti di apprendimento e discussione nelle diverse sessioni del prossimo Congresso pescarese (in particolare nella seconda).  Anche a proposito della funzione e del ruolo che la psicosomatica può svolgere nella interazione tra codici biologici e simbolici tra mente e cervello attivabili  nella relazione clinica.