XXV Congresso

“c’è più saggezza nel tuo Corpo che nella tua migliore saggezza” F. Nietzsche – Così parlò Zaratustra

Quando viene fatto riferimento alla psicoterapia, comunque intesa, quale tecnica terapeutica che utilizza mezzi psicologici (in prevalenza) verbali, il corpo (sia quello del paziente sia quello del terapeuta) viene tenuto (consapevolmente o meno) tecnicamente sullo sfondo dell’operare terapeutico.

Condizione questa che si verifica, in maniera particolare, nella pratica terapeutica di derivazione psicoanalitica e che ha anche prodotto nella storia della psicoanalisi degli esordi, molteplici contrasti, tra i suoi esponenti, basti pensare alle vicende di due significativi autori quali Ferenczi e Reich.

Questo anche in derivazione, forse, dalla posizione difensiva assunta da Freud nei confronti della iniziale dura opposizione del mondo medico alla teoria e alla pratica psicoanalitica, con la raccomandazione (divieto) ai primi psicoanalisti (inizialmente in parte non medici) di occuparsi del corpo la cui gestione veniva (prudenzialmente) lasciata sotto il dominio della medicina ufficiale di concezione organicistica.

Da qui, la formulazione freudiana che “In psicoanalisi non avviene altro che uno scambio di parole”.

Ma anche in psicoanalisi il corpo, seppure tecnicamente messo da parte (sullo sfondo), non ha mai cessato di essere presente, in maniera variamente incombente, sotto forma di corpo fantasmatico (o vissuto).

Corpo fantasmatico la cui presenza viene attivata dalla posizione sdraiata (a divano), con l’analista alle spalle la cui presenza (parzialmente destrutturata) viene percepita a livello uditivo (la sua voce che interpreta, i movimenti che compie) ed immaginata (fantasmatizzata) tramite l‘attivazione delle interazioni transferali inconsciamente attivate. Da cui la domanda: seppure nella sua opacità espressiva: il corpo ha un suo linguaggio?

Questa, secondo Borgna “è la domanda preliminare a ogni discorso sul corpo e sulla esperienza del corpo [anche] in psichiatria. Dove però la presenza del corpo si è imposta, è stata in due forme di patologia tra loro simili, ma per alcuni aspetti antitetiche: l’isteria di conversione e la patologia psicosomatica, entrambe espresse attraverso la sintomatologia corporea: quella conversiva isterica e quella lesionale psicosomatica…”

Se nel caso della isteria da conversione, dove non è (era) in causa la lesionalità organica, la tecnica psicoanalitica aveva avuto successo, nel caso della patologia psicosomatica, in cui è presente una lesionalità organica espressa dal sintomo somatico (opaco quanto a leggibilità e muto in quanto ad espressività verbale ) la tecnica esclusivamente verbale (psicoanalisi) si è mostrata   sostanzialmente non efficace.

Infatti il corpo “…è abitualmente tenuto lontano dal discorso della psicologia e della psicopatologia che ri-gettano il tema del corpo nel contesto della somatologia: della medicina, cioè, che si occupa delle malattie corporee (delle malattie organiche); e il concetto di corpo è “ridotto” a quello di corpo-cosa e di corpo-oggetto…” [korper].

Comunque, “…il discorso psicosomatico non può non sottolineare la immersione della soggettività e del senso nel contesto della malattia somatica.

La prima crisi asmatica, ad esempio, può essere considerata come una forma non-verbale di comunicazione nel senso di Alexander; come una disperata ricerca di aiuto nel silenzio di quella grande solitudine interiore che le pagine proustiane nella loro straziata luminosissima rimemorazione della madre (e delle crisi di asma lei assente) fanno riemergere: enigma, e roveto ardente, del dolore e della malattia che trafiggono il corpo vissuto (il corpo-Leib)….

Solo attraverso il corpo vissuto [leib], del resto, ci è possibile comunicare con il mondo e con gli altri-da-noi; e la caduta nella malattia (psico)somatica lascia intravedere la contestualità del fallimento del corpo vissuto e della comunicazione”

Si può dire che “…sulla scia della fenomenologia il corpo è stato riscattato dalla sua oggettivazione (dalla sua reificazione); ed è stato recuperato nella sua radicale fondazione psicologica e umana.”

[ infatti] “…la modalità di considerazione psicosomatica si propone di oltrepassare la frattura esistente fra la medicina intesa come disciplina che studia i fenomeni della vita somatica secondo gli schemi delle scienze naturali e la psicopatologia intesa come disciplina che studia i fenomeni della vita psichica”

E Borgna citato Hafner che dice “…il pensiero tradizionale in medicina è dualistico e “sostanzialistico”; separando cartesianamente il “somatico” (res extensa) dallo “psichico” (res cogitans…) (le modificazioni del corpo in Galimberti “Il corpo” Feltrinelli 1983)

“…la tesi che i “sintomi” isterici siano dotati di senso in ogni loro articolazione, e che i “sintomi” psicosomatici siano destituiti di senso (essendo semplici manifestazioni di accompagnamento a tensioni emozionali represse), non può essere assolutizzata […] Non possiamo, ad esempio, non sottolineare come secondo von Weizsacker i disturbi psicosomatici siano (comunque) la espressione non di esperienze destorificate, ma di situazioni biografiche che consegnano un senso (o che almeno indicano una traccia nella ri-cerca del senso) alla costituzione e alla evoluzione delle malattie psicosomatiche […] Le considerazioni critiche espresse da Binswanger nei confronti delle tesi di von Weizsacker non possono ovviamente non richiamare l’attenzione sugli aspetti problematici di ogni discorso psicosomatico che non si limiti alla descrizione dei fenomeni ma tenda alla loro interpretazione […] analizzando i modi con cui i fenomeni psichici si trasformano in fenomeni somatici, e introducendo nelle malattie somatiche (almeno in alcune di esse) la cifra del vissuto e del soggettivo, il discorso psicosomatico spezza la dicotomia cartesiana; e rimette in circolazione dialettica le categorie di corpo e di vita psichica [… ] analizzando i modi con cui i fenomeni psichici si trasformano in fenomeni somatici, e introducendo nelle malattie somatiche (almeno in alcune di esse) la cifra del vissuto e del soggettivo, il discorso psicosomatico spezza la dicotomia cartesiana; e rimette in circolazione dialettica le categorie di corpo e di vita psichica….”