Congressi

Presidente M. Vitetta

Al suo IV congresso la SIMP attraversò il momento più delicato della sua storia. In termini tennistici, quello era il gameche poteva decidere il match, il famigerato “settimo game”, quando sul 4-2 si può andare a 4-3 e la partita si rimette in discussione, o a 5-2 e il set è quasi sicuro.
La SIMP si era presentata al mondo medico e culturale italiano con un esordio timido e presuntuoso insieme: timido perché quasi nascondeva i suoi primi vagiti mimetizzandosi tra le pieghe di un evento internazionale ad un tempo creato ma anche strumentalizzato; e presuntuoso perché si affacciò al proscenio della scienza nazionale con una straordinaria sponsorizzazione mondiale. L’evento non poteva passare inosservato, e infatti così avvenne.
Però ogni novità ha bisogno di conferme: la psicosomatica italiana era a un bivio: astro nascente o fugace meteora ?
Il secondo e il terzo congresso erano stati molto tecnici, ma più atti di coraggio (comprensibili a pochi) che dimostrazioni capaci di essere ulteriormente convincenti sia per l’opinione pubblica che per l’“establishment” universitario.
Sette anni dopo l’esordio (7 come il 7° game), Messina segnava l’ora della verità.
Al di là dello stretto, la SIMP si giocava credibilità e futuro. Era necessario un congresso capace di imporredefinitivamente la psicosomatica non solo all’attenzione (già conquistata) ma addirittura nel “gotha” della scienza medica ufficiale. C’era bisogno di un congresso capace di convincere tutti i big della psichiatria senza però correre il rischio di donare loro il feudo della psicosomatica perché ciò avrebbe deluso il grosso dei seguaci, fatto di medici di famiglia e di clinici.
Bisognava perciò valorizzare anche i medici (di base e di cattedra) perché la psicosomatica doveva restare soprattutto loro e per loro, oltre che per i loro pazienti.
Bisognava inoltre fare un congresso italiano ai massimi livelli senza peraltro trascurare una presenza straniera, ormai tradizionale e pur sempre qualificante.
Compito improbo. Impegno gravoso. Se lo assunse Matteo Vitetta, socio SIMP della prima ora, giovane motivato (oggi lo si chiamerebbe “yuppy”), dotato di notevole “achievement”.
La SIMP ‘si fidò di lui.
A distanza di anni si può dire che mai scelta fu più illuminata di quella. Vitetta superò alla grande ogni difficoltà, seppe far convergere a Messina tutti coloro che all’ epoca erano i detentori del potere psichiatrico (anche perché fece in modo di far convocare nell’ occasione a Messina, negli stessi giorni del congresso, il Consiglio Direttivo della Società di Psichiatria), e coinvolse quelli che oggi si chiamano i “medici di base” perché fece spiegare loro come psicologizzarsi quel tanto che basta grazie ai Gruppi Balintdi cui offrì l’esempio pratico di una convincente esperienza personale in una seduta-show che è rimasta un irripetibile happening nella storia dei nostri congressi.
I comitati scientifico e d’onore comprendevano tre ministri – Gaspari (Sanità), Scalfaro (Pubblica Istruzione), Gullotti (Lavori Pubblici) – e un centinaio di autorità: praticamente tutta la “Messina in” e quanto di meglio esisteva, al momento, nella Medicina e nella Psichiatria d’Italia.
La solenne cerimonia inaugurale si centrò sulle conferenze di Livrea, fisiologo di Messina, e di Ancona, psicologo della Cattolica di Roma.
La prima sessione fu dedicata all’ “igiene mentale dell’ età evolutiva come prevenzione delle psicosomatosi” con interventi di Micalizzi, Spizzirri, Motta, Catalfano, Fiume, Scarcella, Guareschi Cazzullo, Trombini, Gaddini, Canziani, Rapisarda e Bollea.
La seconda sessione – “formazione psicosomatica del medico” – comprese le relazioni di Canestrari, Cesa Bianchi, Canestrelli, Dotti, Pariante, Rubino, Bassi, Guantieri, Granone, Borgna, Mansueto Zecca, Piscicelli.
A conclusione (con traduzione simultanea): una “Giornata internazionale sui Gruppi Balint” presieduta da Cazzullo, con interventi di Sapir, Moreau, Reimbault (Francia), Pettitt (Inghilterra), Selvini, Parietti, Ferrari, Invernizzi, Pasini, Comazzi, Rusconi, Ermentini, e soprattutto una dimostrazione pratica di “gruppo Balint” con Enit Balint e Boris Luban Plozza in qualità di leaders.
L’italo-americano Migliorino organizzò e presiedette una sessione di “free-papers” in inglese, per soli stranieri, cui presero parte l’indiano Binswanath, il polacco Hornowski, il peruviano Bouroncle, il belga Maistraux, il danese Nielsen, il tedesco Szewxyk e gli americani Clarke, Gruen, Merenda, Petrullo, Rosen.
La domenica mattina, prima della cerimonia conclusiva (Pisani e Antonelli), 61 comunicazioni furono presentate in tre sedute contemporanee.
Tra i vari oratori: Colucci D’Amato, Loria, Maiorana, Pero, Paleologo, Bellini, Benatti, Ricci Bitti, Ravasini, Ferioli, Lalli, Rossellini, Vanzelli.
Gli atti del Congresso uscirono nel volume “Formazione psicologica del medico”, a cura di Antonelli, Pisani, Vitetta, per i tipi della SEU: 40 relazioni in 262 pagine. In appendice (altre 140 pagine): gli atti della sessione dedicata all’“igiene mentale dell’età evolutiva come prevenzione delle psicosomatosi”(15 interventi) e le 7 comunicazioni dei congressisti stranieri.
Altre comunicazioni furono pubblicate su due fascicoli (il 40 del ’73 e il 10° del’74 di “Medicina Psicosomatica”.
Il programma sociale fu in piena sintonia, per eleganza e sontuosità, con ‘alto livello scientifico del congresso: vermouth d’onore a Palazzo Zanca,
Messina by night, cena alla Macina (Lago di Ganzirri) con recital di Renzino Barbera, cena a Irrera Mare, spettacolo “suoni e luci” al Teatro Greco di Taormina con cena fredda al Jolly Hotel Diodoro. Per le signore: tè al Panoramic, visita al Museo Nazionale di Messina, gita a Naxos e alle Gole dell’Alcantara, shopping guidato a Taormina,
In omaggio ai congressisti, con i sunti di tutti gli interventi, una monografia in ricordo di Giuseppe Sergi (a cura di Pisani, Micalizzi, Scarcella, Vitetta) e, alle signore, una spilla Rosellina Bisquit e un cofanetto della profumeria Venus.
A Messina i soci della SIMP, già più di 400, vissero la piacevole esperienza di un congresso capace di unire, all’arricchimento culturale, un’atmosfera di calda familiarità, in gran parte favorita dall’ospitalità squisita e generosa di Matteo Vitetta e della sua gentile signora.
17 anni dopo, nella settimana successiva alla Pasqua del 1990, un imprevedibile e maligno accidente cardiovascolare strappò via alla famiglia, alla SIMP, alla vita, il nostro carissimo Matteo quando era ancora nel pieno fulgore di un’attività indefessa e ancora proiettato verso glorie ulteriori e meritate. La SIMP lo ricorda con immenso rimpianto e con infinita riconoscenza per tutto quanto questo autentico “personaggio” ha donato alla SIMP, alla psicosomatica, all’igiene mentale, alla cultura, all’umanità.