Focus sulla Depressione

Archeologia della Mente - PankseppIl seminario tenutosi a Cremona il 24 maggio presso il Presidio Ospedaliero di Cremona ha visto ospite Jaak Panksepp, psicologo, psicobiologo e ricercatore in neuroscienze presso la Washington State University ed Emeritus Professor presso il Dipartimento di Psicologia della Bowling Green State University, al quale si deve l’identificazione nei mammiferi più primitivi e nell’essere umano, di sette principali neuro circuiti o sistemi neuronali delle emozioni.

Si è sottolineato in prima istanza la necessità di andare oltre le barriere culturali e di contrastare l’inibizione della soggettività in quanto questa comprende l’insieme delle nostre connessioni, in una prospettiva che prevede una stretta correlazione tra fenotipo, genetica, epigenetica, stress, ambiente e stili di vita e supporto sociale. Un ruolo fondamentale nella percezione ed esperienza di malattia è svolto infatti anche dall’atteggiamento dei familiari, politici e dell’ambiente sociale.

Le neuroscienze hanno appurato come l’essere umano sia un sistema unitario altamente complesso e integrato, implicando una conseguente rivoluzione in ambito psichiatrico, con l’introduzione di modelli di riferimento innovativi e quindi di un nuovo approccio psicoterapeutico.

Le ripercussioni dei risultati di innumerevoli studi neuroscientifici si riscontrano anche per quanto riguarda le discipline psicologiche, psichiatriche e psicoterapeutiche derivate dall’identificazione e dallo studio di questi circuiti emotivi.

Robert Holt nel 1989 aveva proposto una suddivisione dei “feelings” inerenti il corpo, le sensazioni percettive e olfattive e le emozioni e lo stesso Darwin aveva osservato come uomini e animali condividano dei “feelings”.

Da qui, l’importanza di studiare le emozioni negli animali.

Panksepp, alla luce di numerosi studi sperimentali, ha evidenziato come sia possibile suscitare forti reazioni emotive utilizzando la stimolazione elettrica localizzata (ESB) di specifiche aree cerebrali, ad esempio l’ansia da separazione, che comporta anche dolore psicologico e fantasie suicidarie.

Anche la Doux rilevò che la stimolazione di determinate aree cerebrali provocava una certa reazione e le differenze non erano da ricercarsi tanto nella qualità o tipologia, quanto nel grado della risposta di reazione.

Da questi studi sono quindi stati estrapolati 7 sistemi emozionali primari:

1) il sistema della RICERCA, del desiderio e dell’euforia, legato alla Dopamina.
2) il sistema della RABBIA e della dominanza, legato al testosterone e alla serotonina.
3) il sistema della PAURA e dell’ansia, legato al cortisolo.
4) il sistema della SESSUALITÀ e della brama, legato agli ormoni sessuali.
5) il sistema della CURA e dell’amorevolezza, legato all’ossitocina.
6) il sistema della TRISTEZZA, del panico e della solitudine affettiva, legati all’assenza di CURA.
7) il sistema del GIOCO, della fantasia e della gioia, legati alla dopamina e all’endorfina.

Panksepp riporta poi le investigazioni neuropsicologice centrate sugli effetti delle emozioni, che evidenziano come le emozioni di base attivino regioni principalmente subcorticali concentrate nelle regioni sottocorticali e regolate dalle aree neocorticali, come evidenziato anche da Damasio.
Tali circuiti emotivi sono inoltre comuni a tutti i soggetti animali esaminati: l’attivazione elettrica del circuito della paura produce risposte emotive tipiche della paura in tutti i soggetti animali appartenenti a specie diverse e se il peer-accudimento conduce a un effetto placebo, l’interruzione delle interazioni positive produce tristezza e disperazione.

Panksepp evidenzia quindi come sia gli animali che l’essere umano esperiscono queste sette emozioni primarie con piacere o disagio: se la rabbia, la paura e la tristezza si associano a sensazione spiacevoli suscitando comportamenti di evitamento, i sistemi della ricerca, della sessualità, della cura e del gioco vengono vissute positivamente e pertanto suscitano comportamenti di ricerca attiva di tali esperienze.
Le emozioni sono infatti strettamente connesse ai processi cognitivi e al linguaggio.
Le emozioni rappresentano l’espressione più evidente di queste complesse funzioni psicosomatiche.

Vi sono poi quegli “animali-zombie” che appaiono privi di emozioni, mostrando solo reazioni comportamenti.
Noi esseri umani condividiamo quindi gli stessi circuiti, gli stessi ormoni-neurotrasmettitori e le stesse emozioni che caratterizzano la vita di ogni animale.
La differenza sostanziale tra animali e uomini sta nel fatto che gli animali non sembrano riflettere sulle proprie emozioni e processi cognitivi ma esperiscono soltanto.

Viene quindi ribadito che l’esperienza precede il pensiero e vengono descritte le gerarchie circolari bottom-up (dal basso all’alto) e top-down (dall’alto al basso) che si ritiene operino in ogni sistema emozionale primario del cervello. Questi circuiti rappresentano funzioni psicosomatiche, manifestando simultaneamente aspetti psicologici, emotivi, fisiologici e comportamentali, in costante interazione tra loro.

Lo schema illustrato da Panksepp (Fig.1) riassume infatti l’ipotesi che le funzioni psicosomatiche superiori debbano essere integrate con quelle inferiori per un funzionamento sano e maturo.

Panksepp descrive quindi come questi processi primari siano regolati dai processi-secondari di apprendimento e memoria emotiva del sistema limbico e come vengano modulati dai processi-terziari cognitivi delle aree neocorticali cerebrali superiori.

Tutti i processi primari emotivi-istintuali, incluso il gioco sociale, sono infatti localizzati nelle aree sottocorticali, rimanendo intatti anche in seguito all’asportazione chirurgica della neocorteccia. Pertanto, la neocorteccia non è imprescindibile per la generazione di questi processi emotivi.

Ognuno di questi neurocircuiti si associano ad uno sistema specifico di funzioni e comportamenti istintivi, emotivi e cognitivi ed è mediato selettivamente da determinati ormoni o neurotrasmettitori, di qui la rilevanza di tali studi in ambito psichiatrico e psicoterapeutico.

 

Schema Panksepp

Fig.1 I processi-primari sono raffigurati come quadrati rossi, i processi-secondari dell'apprendimento come cerchi verdi, e i processi-terziari, cognitivi da rettangoli blu.

Per quanto riguarda il trattamento dei sintomi depressivi, tra le sostanze oppiacee utilizzate in psichiatria, la buprenofrina sembra offrire il vantaggio di non produrre l’effetto di scatenare una crisi respiratoria, d’altra parte viene anche evidenziato come tutte le relazioni sociali positive conducano a un rilascio di oppioidi (ad esempio l’ossitocina).

Un potente antidepressivo studiato sui topi è infatti l’interazione giocosa, che attiva regioni sottocorticali producendo nell’animale un range di ultrasuoni simili alla risata provocata dal solletico, molecola di glutammato Glyx-13, implicata nel gioco e nell’apprendimento.

Grazie all’utilizzo degli endofenotipi si è potuto inoltre rilevare un’eccessiva attivazione del “panic system” e una minor attivazione del sistema di ricerca (seeking).

Nel caso del sistema della paura, le ricerche evidenziano come una bassa stimolazione di tale sistema conduce a risposte di freezing, mentre un’alta stimolazione porta alla fuga del soggetto e può essere contrastata con l’utilizzo di benzodiazepine e si sottolinea come l’ossitocina e la prolattina giochino un ruolo incisivo nell’influenzare i bisogni primari e l’apprendimento. Infatti Panksepp ricorda come i bambini imparino più efficacemente quando sono felici e impegnati in attività interessanti.