8. Profilassi e Diagnosi

Consensus | Profilassi e Diagnosi

 

8.1
In MP la prevenzione, possibile ed importante, consiste

8.1.a
nell’educare la popolazione a migliorare la qualità della vita, mediante una più economica gestione dello stress ed un cambiamento delle abitudini di vita da cattive in buone

8.1.b
nell’individuare il più precocemente possibile i segni di disagio prima che si somatizzino.

8.2
Esiste oggi una psicologia della salute che significa salvaguardia del benessere psicofisico, promozione della salute, valorizzazione dei modelli sociologici ed ecologici. Superando il modello preventivo dell’igiene mentale, propone un modello promozionale-trasformazionale e cioè un cambiamento di ottica: lo psicologo (e così il medico con adeguata formazione psicologica) come consulente, formatore, ottimizzatore del funzionamento della persona.

8.3
Il concetto di salutogenesi si è contrapposto a quello di patogenesi che è molto cambiato nel corso del XX secolo.
Nel 1900 le malattie infettive erano al primo posto tra le dieci principali cause di morte, eguite dalla tbc. Oggi sono al sesto posto, e la tbc è scomparsa.
Dai fattori patogeni biologici (specie microbici) l’interesse si è sempre più spostato sui fattori patogeni comportamentali e cioè le cattive abitudini di vita come fattori a rischio.
Le cardiopatie sono oggi la causa no 1 di morte, seguìte dal cancro: entrambe queste patologie hanno concause psicosomatiche determinanti in comportamenti patogeni che fanno capo alle personalità cosiddette rispettivamente di tipo A e di tipo C.
Ora che la patogenesi prevalente è quella comportamentale, la difesa dell’umanità, per dare più anni (e più anni sani) alla vita, consiste nell’acquisire abitudini buone.
Ci sono sette comportamenti positivi di salute raccomandati da un recente rapporto dell’U.S. Public Health Service: attività fisica regolare, 7-8 ore di sonno per notte, fare colazione, non mangiare tra i pasti, mantenere un peso ideale, non fumare, pochi o niente alcolici.

8.4
Una valida profilassi è favorita dalla corretta gestione del locus of control o attribuzione di causalità. Si tratta di una variabile della personalità, nella teoria dell’apprendimento sociale di Rotter, capace di mediare gli effetti dello stress. Per la teoria cognitivista le reazioni emotive sono precedute da una valutazione di quanto è accaduto: l’individuo cerca di spiegare i fatti attribuendoli a cause specifiche che possono essere esterne o interne all’io. Nel locus of control external la colpa di tutto è sempre altrui (destino, sfortuna, cattiveria del prossimo, ecc.), nel locus internal gli eventi (positivi e/o negativi) sono una conseguenza del proprio comportamento.

8.5
In MP la diagnosi precoce è piuttosto difficile. I primi segni di disagio (distress) sono regolarmente sottovalutati perché interpretati come “inevitabile conseguenza di inevitabili situazioni”.
Qualunque dolore desta allarme solo se non si riesce a dargli una spiegazione ragionevole. Se spiegato, viene attenuato, sopportato, depatologizzato.
E’ luogo comune parlare di un disagio che si percepisce dilagare tra i giovani, nelle famiglie, nel mondo del lavoro, nel costume sociale. Lo si considera frutto di una fase di transizione. Ma tutta la vita è una continua transizione, come lo è la storia stessa dell’umanità. Meglio dire che il disagio è parte integrale della natura umana. Purché non superi certi limiti e diventi disturbo.
Secondo Bosinelli è incredibilmente alto il numero di universitari che si rivolgono ai Centri specifici (talvolta definiti “servizio di aiuto”) per difficoltà, insicurezza, disagio, sofferenza, disadattamento, perplessità, disturbi, problemi: i giovani preferiscono parlare di problemi anziché di disturbi (oltre che di “paranoia”, termine improprio ma di moda). Questi giovani rifiutano i Centri d’Igiene Mentale perché hanno un atteggiamento refrattario a medicalizzazioni, farmaci, psicofarmaci, e privilegiano aree assistenziali di non pertinenza psichiatrica. L’interlocutore più frequente e gradito è il medico di base, anche se più in veste di amico che di professionista.
Nell’esperienza di ogni medico interi nuclei familiari risultano pieni di persone in disagio (per età, infedeltà, incomprensioni, incomunicabilità, ecc.) non perché ci siano i famosi scheletri nell’armadio ma per tutta una serie di piccole cose che danno reciprocamente fastidio alimentando un clima di freddezza se non di rancore e ostacolando sempre di più ogni scambio di comunicazioni.
Solo un medico dotato di formazione psicologica è in grado di cogliere in questi disagi i precursori di una psicosomatosi.

8.6
Più facile è la diagnosi precoce di disturbo psicosomatico nelle strutture di primary care, dove la frequenza di p. bisognosi anche di aiuto psicologico è assai elevata (oltre il 60%), se non altro per l’ovvia risonanza emotiva di una prima visita.
La medesima agevolazione si verificherebbe negli ospedali, al momento dell’accettazione, nel caso che il medico di servizio (o quello che, prima o poi, raccoglie l’anamnesi) si ricordasse di “pensare” alla MP anche se il p. è chiaramente un “organico”: cardiaco o fratturato o asmatico ecc.
Nell’ospedale inglese Middlesex si è costruito un apposito test (MHQ: v. 6.3) da somministrare a tutti i ricoverati.

8.7
Talvolta il primo incontro con lo psichiatra e quindi l’occasione per una diagnosi precoce di psicosomatosi avviene in occasione di un ricovero comunque motivato, purché l’ospedale sia dotato di un adeguato servizio tuttora molto diffuso in vari paesi ma ancora poco in Italia.
Il servizio di consultation-liaison (o “psichiatria di consulenza e collegamento” o “consulenza psichiatrica-psicosomatica”) è la possibilità di rendere concreta l’applicazione dell’approccio psicosomatico in ambito clinico: è un’area della psichiatria clinica che include tutte le attività degli psichiatri sia nelle divisioni non psichiatriche dell’ospedale generale sia collaborando con le varie categorie di medici, centri di riabilitazione, case di riposo, ambulatori privati, ecc.
Si tratta di un’area talmente importante che gli americani ne hanno chiesto il riconoscimento come ulteriore ultraspecializzazione della psichiatria alla pari della psichiatria infantile e della psicogeriatria (54., 31).
La consultation-liaison è molto più del tradizionale videat psichiatrico. Lo psichiatra interviene sul p. per un inquadramento diagnostico e per una proposta terapeutica e assistenziale, ma anche sullo staff curante, per problemi di rapporto con un p. o qualche familiare nel caso di situazioni disturbanti o conflittuali (87). In questo caso lo psichiatra interviene in modo indiretto, mediando e fungendo da “cerniera” tra medico, p., familiari e personale del reparto. Perciò si parla di “collegamento” (liaison), termine che implica anche un’opera di interpretazione e mediazione.