16. Gruppi Balint

Consensus | Gruppi Balint

 

16.1

I Gruppi Balint (GB) sono uno dei metodi più collaudati nella formazione psicologica del medico. Prendono il nome dallo psicoanalista ungherese M. Balint (1896 – 1970), allievo di S. Ferenczi.
Trasferitosi a Londra Balint continuò le prime esperienze cominciate con molte difficoltà nella Budapest degli anni 30 per le ostilità del regime, dapprima con le assistenti sociali poi con i medici. Queste esperienze vennero riportate nel 1957 nel famoso libro “The doctor, his patient and the illness”, tradotto poi in italiano per Feltrinelli in “Medico, paziente e malattia”. A partire dagli anni 60 i GB sono una realtà diffusa in molti paesi non solo del mondo occidentale. In Italia la SIMP ne ha fatto lo strumento privilegiato per la formazione psicologica. Ad Ascona (nel canton Ticino, in Svizzera) c’è un centro di Documentazione e Formazione Permanente fondato e diretto da B. Luban Plozza, con presidenza onoraria di Enid Balint. A tale attività l’OMS ha attribuito la definizione di “Modello di Ascona”.

16.2

Elementi di base dei GB

16.2.a

Centralità della persona e non della malattia. L’attenzione si sposta dall’organo malato alla persona portatrice di un bisogno di cui anche la malattia d’organo è espressione. La capacità da acquisire è quella del “saper ascoltare” anche al di là delle parole del paziente. Saper ascoltare diventa così il primo obiettivo da raggiungere con la formazione balintiana. Come dice Balint “con un terzo orecchio” e “attraverso tutti i pori della pelle”.

16.2.b

Il medico come farmaco. Ogni attività di cura si esplica all’interno di una relazione curante-paziente che si caratterizza per essere una relazione di tipo professionale (“le professioni d’aiuto”). La relazione è una variabile fondamentale per l’esito della cura e la parte di competenza del medico assume l’importanza di un farmaco. Come ogni altro farmaco, anche questo dovrebbe essere somministrato con competenza.

16.2.c

Esercizio consapevole di tale funzione. E’ questo l’obiettivo racchiuso nella famosa indicazione di M. Balint “una modificazione limitata, ma importante nella personalità del medico”. La funzione di farmaco del medico nella relazione è tale a prescindere dalla consapevolezza e dalle caratteristiche del medico. Pertanto se ne possono osservare tanto gli effetti benefici quanto quelli nocivi: da qui l’importanza di giungere all’obiettivo indicato da Balint.

16.2.d

Approccio globale. L’attenzione alla persona oltre che alla malattia, al suo ambiente, alla sua storia, l’importanza della relazione, la funzione del medico come medicina, l’importanza dell’ascolto, una nuova professionalità del medico che comprende anche la capacità e la competenza relazionale sono gli eventi alla base dell’approccio globale. Tale approccio non tende a psicologizzare la medicina, ma valorizza ed utilizza la dimensione psicologica della medicina e di tutte le professioni d’aiuto considerandola una risorsa importante. Il medico, l’infermiere, l’assistente sociale ed ogni altro professionista della salute continuano nella loro professione utilizzando questa ulteriore risorsa senza per questo trasformarsi in psicologi e psicoterapeuti.

16.2.e

Stare meglio per far bene. La relazione professionale con finalità curativa è anche un contesto affettivo in cui, pur nella differenza dei ruoli, vale il principio della reciprocità. Con una formazione balintiana, si tende a migliorare la capacità relazionale: non solo può aumentare l’efficacia di una cura, ma diminuisce il rischio di burn-out.

16.3

Cos’è e come funziona un Gruppo Balint.
Il GB nella sua forma classica, è composto da medici (generici e specialisti vari) che, con la conduzione di uno psichiatra di formazione psicoanalitica, discutono di quei casi della loro pratica professionale che sono stati causa di difficoltà sul piano della relazione col paziente.
Il lavoro del gruppo si struttura a partire dal “racconto” di un caso professionale portato in discussione da parte di un partecipante. Terminata la presentazione gli altri membri del gruppo che lo desiderano possono intervenire ponendo domande, formulando ipotesi, esprimendo pareri e considerazioni. La discussione del caso dura 90′.
Il lavoro del gruppo è guidato dal conduttore il quale, attento alle interazioni tra i partecipanti e tra lui ed il gruppo stesso, svolge la funzione di centrare il lavoro sulla relazione.
La frequenza degli incontri è preferibilmente settimanale o quindicinale e la durata nel tempo dell’esperienza è di almeno un paio di anni.
Alcuni gruppi sono composti sempre dagli stessi partecipanti (gruppo chiuso), mentre altri possono prevedere l’inserimento di altri membri nel corso dell’esperienza (gruppi aperti).
Il GB può essere inserito nel vasto panorama di gruppi tipici in base agli elementi che lo caratterizzano. Questi elementi sono, secondo la definizione di G. Lai: il numero dei partecipanti, la finalità perseguita, il tipo di conduzione, la periodicità degli incontri, la centratura del lavoro, l’orientamento concettuale seguito.
– Numero di partecipanti. La presenza ottimale di 10-15 partecipanti permette agli stessi di sedere in circolo e parlare avendo ciascuno la possibilità di osservare tutti gli altri. Tale caratteristica permette di definire il “G. Balint” come “piccolo gruppo” o “gruppo vis-à-vis”.
E’ possibile lavorare, soprattutto nella fase di sensibilizzazione, con il cosiddetto “grande gruppo” costituito da molti partecipanti (30 o più persone) con un piccolo gruppo al centro che lavora e che si apre al grande gruppo che lo contiene nella fase finale (il cosiddetto “gruppo eco”).
Vi sono anche esperienze caratterizzate da incontri periodici con cadenza dilazionata nel tempo (Divonne, Siltz, Ascona) in cui il lavoro viene effettuato sia in piccoli gruppi che in grande gruppo secondo la modalità di lavoro definita da M. Sapir e S. Cohen “intensiva e discontinua”. Tale tipo di lavoro formativo è stato adottato dalla SIMP in diverse esperienze (Stresa, Belgirate, Milano, Parma).
– Finalità perseguita. Il GB è un gruppo di formazione. Persegue infatti l’obiettivo della formazione psicologica e dell’addestramento al rapporto professionale col paziente sul piano della relazione. In ciò si distingue da quei gruppi che, avendo finalità terapeutiche, si qualificano appunto come “gruppi di terapia”.
– Conduzione. Il GB lavora guidato da un conduttore, la cui funzione è stata prima brevemente definita.
– Frequenza. Poiché il lavoro del gruppo è articolato attraverso una serie di incontri scaglionati nel tempo con periodicità prefissata, il GB fa parte dei gruppi di tipo “continuo”, evidenziando con ciò la struttura processuale e non occasionale del lavoro.
– Centratura del lavoro. Il gruppo lavora su un’esperienza professionale raccontata da uno dei partecipanti (“il caso”). Ciò pone il GB fra i “gruppi eterocentrati”. La centratura del lavoro lo differenzia dai gruppi con finalità terapeutiche, essendo focalizzati sulle dinamiche attuali interne al gruppo, sono definiti gruppi autocentrati.
– Orientamento. Il GB è di derivazione psicoanalitica centrando la propria attività sugli elementi affettivi della relazione.
Sintetizzando, si può pertanto definire il GB come un: piccolo gruppo, di formazione, con conduttore, continuo, eterocentrato e di orientamento psicoanalitico. (Minervino e Parietti)