13. Anamnesi

Consensus | Anamnesi

 

13.1

Dopo che il p., con calma e senza essere mai interrotto, ha detto tutto, ma solo ciò che voleva dire, e cioè dolori, fastidi, disturbi, ecc. cominciano le domande del medico. Ma bisogna saperle fare.
Gli psichiatri sanno che è inutile chiedere a uno schizofrenico se sente le voci; la risposta è no; ma se si chiede “quelle voci che sente sono di uomo o di donna?” spesso la risposta è “di tutti e due”.
Scopo del medico è scoprire se ci sono problemi familiari, lavorativi, sociali, economici, sessuali, ecc., ma se ci si limita a chiedere “ha qualche problema?” la risposta potrebbe essere (e spesso lo è) “nessuno”: infatti il p. vuole solo che gli si tolga il dolore e che non lo si secchi curiosando troppo sulla sua privacy.
Ci sono di esempio i ginecologi: a chiunque li consulti per qualunque motivo chiedono sempre quanti figli, quanti aborti, a che età il menarca, ecc.

13.2

Il medico deve non chiedere ma farsi parlare: “mi parli un po’ del suo mondo”.
Famiglia: i figli come vanno a scuola? la domenica che fanno? le raccontano che cosa fanno con gli amici? sono innamorati? genitori e fratelli: li vede spesso? fate qualche vacanza insieme? suoceri e cognati: idem. Moglie: che tipo è? spende molto? ha molte amiche? cucina bene? Lavoro: esce mai con i colleghi? che ha regalato al capo a Natale? Sesso: che frequenza? un po’ meno soddisfatto di un tempo? qualche interesse extra coniugale? e la moglie?
In pochi minuti si sono raggiunti due obiettivi: 1- il p. è felice di sentirsi preso così in considerazione, 2- il medico può inquadrare il caso nella giusta cornice biopsicosociale.
A questo punto il medico attento ha saputo molto ma ha percepito tutto.